lunedì, marzo 05, 2018

Scrittori politici italiani online: 1. Gaetano Mosca (1858-1941), Elementi di scienza politica. § 3: Il metodo della scienza politica.

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Testo online.
GAETANO MOSCA
Elementi di Scienza Politica.
Seconda edizione
Torino, Fratelli Bocca, 1923.

francesi - inglesi - tedeschi - spagnoli
Internet Archive: Gaetano Mosca.







Dilexi iustitiam, quasivi veritatem.

PARTE PRIMA
CAPITOLO I
§ 3.

Il metodo nella scienza politica.


Testo: Cap. I.
Sommario: 1. Origini e scopi della scienza politica. — 2. Perchè si è scelta questa denominazione. — 3. Il metodo sperimentale e l’origine delle scienze. — 4. Varie applicazioni di questo metodo nella scienza politica. — 5. Sistema che dà la prevalenza all’ambiente fisico nello studio della scienza politica. — 6. Della prevalenza dei popoli del settentrione su quelli del mezzogiorno. — 7. Continua lo stesso argomento. — 8 I vari tipi di organizzazione politica e le diversità di clima. — 9. Importanza della diversa configurazione del suolo. — 10. Sistema che fa dipendere i fenomeni politici dalla diversità delle razze umane. — 11. Razze superiori ed inferiori. — 12. Il genio delle razze. — 13. Il sistema evoluzionista e la lotta per l’esistenza. — 14. Il progresso politico ed il miglioramento fisico delle razze umane. — 15. Riassunto delle teoriche evoluzioniste. — 16. Il metodo storico fondato sulla identità fondamentale delle tendenze ed attitudini politiche delle grandi razze umane. — 17. Nuovi materiali di cui questo metodo dispone. — 18. Obiezioni che ad esso si fanno. — 19. Condizioni alle quali questo metodo può essere bene adoperato. — 20. Continuazione dello stesso argomento e conclusione.

1. Origini e scopi della scienza politica.  ↑ Sommario — Da molti secoli si è affacciata alla mente dei pensatori l’ipotesi che i fenomeni sociali, che davanti ad essi si svolgevano, non fossero meri accidenti, né la manifestazione di una volontà soprannaturale ed onnipotente, ma piuttosto l’effetto di tendenze psicologiche costanti, che determinano l’azione delle masse umane. Fin da Aristotele si è cercato di scoprire le leggi e le modalità che regolano l’azione di queste tendenze e lo studio, che ha avuto questo obietto, si è chiamato politica.

N. Machiavelli (1469-1527)
Nei secoli decimosesto e decimosettimo molti scrittori, in Italia specialmente, si occuparono di politica (1). Però essi, a cominciare da Machiavelli, che è fra tutti il più famoso, non si occuparono tanto di determinare quelle tendenze costanti in tutte le società umane, che abbiamo già accennato, quanto d’investigare le arti per le quali un uomo od una classe di persone potevano arrivare a disporre del supremo potere, in una data società, ed a difendersi contro gli sforzi di coloro che li volevano surrogare. Si tratta di due cose, che, sebbene abbiano qualche punto di contatto tra loro, pure sono sostanzialmente diverse (2). Un esempio, che crediamo molto calzante, dimostra ciò assai meglio di un lungo ragionamento. L’Economia politica studia le leggi o le tendenze costanti, che regolano nelle società umane la produzione e la distribuzione della ricchezza: ma questo studio non equivale in niun modo all’arte di arricchirsi e di conservare le dovizie. Un valentissimo economista può infatti essere assolutamente inetto a costituirsi un patrimonio, ed un banchiere, un industriale, uno speculatore, sebbene possano ricavare qualche lume dalla conoscenza delle leggi economiche, non hanno bisogno di esserne maestri e riescono del resto a fare abbastanza bene i loro affari anche se completamente le ignorano.

2. Perchè si è scelta questa denominazione. ↑ S. — Ai giorni nostri lo studio iniziato da Aristotele si è suddiviso e specializzato, sicché più che la scienza abbiamo le scienze politiche. Inoltre si è cercato di fare la sintesi, di coordinare i risultati di queste scienze ed è nata così la Sociologia. Anche gli scrittori di diritto pubblico, i quali interpretano e commentano le leggi positive, quasi sempre sono trascinati all’indagine delle tendenze generali alle quali queste leggi sono inspirate, e gli storici, che narrano gli avvenimenti umani, dall’esame di questi hanno spessissimo cercato di dedurre le leggi che li regolano e li determinano. Cosi fecero nell’antichità Polibio e Tacito, nel secolo decimosesto Guicciardini, nel secolo presente Macaulay e Taine. Filosofi, teologi, giuristi, quanti hanno avuto per fine diretto od indiretto dei loro lavori il miglioramento della umana società, ed hanno perciò esaminato le leggi che ne regolano l’organizzazione, possono essere considerati, almeno da un lato, come studiosi di scienze politiche. Sicché forse una buona metà dello scibile umano, una somma immensa di sforzi intellettuali, che l’uomo ha impiegato alla ricerca del suo passato, a scrutare il suo avvenire, a studiare la propria natura morale e sociale, si può considerare come ad esse consacrata.

Fra le scienze politiche o sociali una branca ha finora raggiunto una maturità scientifica tale che, per la sicurezza e l’abbondanza dei risultati acquisiti, si lascia notevolmente indietro tutte le altre. Intendiamo alludere all’Economia politica.

Infatti verso la fine del secolo decimottavo alcuni ingegni potenti hanno isolato i fenomeni riguardanti la produzione e la distribuzione della ricchezza dagli altri fenomeni sociali, ed, isolatamente guardandoli, sono riusciti a determinare molte delle leggi o tendenze psicologiche costanti alle quali ubbidiscono. L’isolamento dei fenomeni economici dagli altri rami delle scienze sociali, e specialmente l’uso invalso di considerarli come indipendenti dagli altri fenomeni, che riguardano l’organizzazione dei poteri politici, se da una parte spiega i rapidi progressi dell’Economia politica, dall’altra è forse la causa principale per la quale alcuni postulati di questa scienza sono ancora soggetti a discussione. Sicché forse, coordinando le proprie osservazioni con altre che riguardano altri lati della psicologia umana, l’Economia politica potrà fare nuovi e decisivi passi in avanti (3).

È indiscutibile però che non si possono studiare le tendenze  che regolano l’ordinamento dei poteri politici senza tener conto dei risultati che l’Economia politica, questa scienza sorella che ha  raggiunto più presto la sua maturità, ha di già ottenuto. Noi lo studio delle tendenze suddette, che forma oggetto di questo nostro lavoro, chiamiamo Scienza politica. Ed abbiamo scelta questa denominazione perchè fu la prima usata nella storia dello scibile umano, perchè ancora non è caduta in disuso (4), ed anche perchè il nome nuovo di Sociologia, che, dopo Augusto Comte, si è da molti scrittori adottato, non ha ancora una significazione ben determinata e precisa e, nell’uso comune, comprende tutte le scienze sociali, fra le quali anche le economiche e quelle che hanno per obietto lo studio delle leggi che determinano la delinquenza, anziché quell’una, che ha per suo scopo principale l’esame dei fenomeni, che più propriamente e specialmente si chiamano politici.

3. Il metodo sperimentale e l’origine delle scienze. — Una scienza risulta sempre da un sistema di osservazioni fatte sopra un dato ordine di fenomeni con speciale cura, con appropriati metodi e coordinate in modo da giungere alla scoperta di verità indiscutibili, che all’osservazione volgare e comune sarebbero rimaste ignote.

Le scienze matematiche forniscono l’esempio più semplice e più facile per porre in luce come si forma il procedimento scientifico. L’assioma è il frutto di un’osservazione accessibile a tutti e la cui verità salta subito agli occhi anche dei profani; richiamando e coordinando diversi assiomi si arriva alla dimostrazione dei più facili teoremi, e poi, coordinando ancora le verità ricavate da questi teoremi con quelli degli assiomi, si arriva alla dimostrazione di nuovi teoremi più difficili ancora, e la cui verità non si può intuire né provare da chi in quelle scienze non sia iniziato. Analogamente si procede nella fisica e nelle altre scienze natu-












NOTE


(1). II Ferrari nel suo Corso sugli scrittori politici italiani [in Internet Archive] (Milano, 1862) ne novera parecchie centinaia quasi tutti appartenenti ai secoli accennati. -↑ par1.

(2). La differenza fra la politica come arte di governo (Staatskunst) e la politica come scienza di governare (Staatswissenscliaft) è stata svolta, a dir vero con non molta precisione e chiarezza, dall’Holtzendorff nei due primi capitoli del libro Principes de la politique. Introduction à l’étude du droit public contemporain. [in Internet Archive] Tradotto in francese dal Lehr. Hambourg, 1887. -↑ par1. [Internet Archive: Franz von Holtzendorff, Prinzipien del Politik, Berlin 1879].

(3). Negli ultimi venti o trent’anni è nata la tendenza di spiegare con lo studio dei fenomeni economici tutti i fatti politici che avvengono nella storia dell’umanità. In Italia questo ardito concetto è stato svolto dal Loria nel libro La Teoria economica della Costituzione politica (Torino, 1886) [Internet Archive: Achille Loria, opere varie]. A noi pare questo un modo di vedere troppo unilaterale ed esclusivo. Vi sono fenomeni sociali e politici, ad esempio il sorgere ed il diffondersi delle grandi religioni, il rinascere di alcune antiche nazionalità, il costituirsi di alcune grandi monarchie militari, che non si possono esclusivamente spiegare col variare della distribuzione della ricchezza o con la lotta fra il capitale e i proletari o fra il capitale mobile e l’immobile, come vorre il Loria. -↑ par2.

(4). E usato, oltre che dal citato Holtzendorff, dal Bluntschli, dal Donnat, dallo Scolari, dal Brougham, dallo Sheldon-Amos, dal De Parieu, dal Pollock e da altri scrittori del secolo decimonono e del ventesimo.  -↑ par2.







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