mercoledì, aprile 11, 2018

Vol. I - Fonetica. Gerhard Rohlfs: grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti. - Homepage.

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Testo online in I.A.C.O.S.
Gerhard Rohlfs
GRAMMATICA STORICA DELLA LINGUA ITALIANA E DEI SUOI DIALETTI
Tratto da Internet Archive
Collection Open Source.
Vol. I: Fonetica. → § 1.
Vol. II: Morfologia.
Vol. III: Sintassi e formazione delle parole.
Torino 1969.


VOLUME PRIMO
FONETICA



Prefazione all'edizione italiana



Il testo dell'edizione originale tedesca è stato accuratamente rivedu-
to in occasione di questa nuova edizione italiana; nella quale si è tenuto
conto dell'ulteriore progresso verificatosi nella conoscenza scientìfica
dei singoli problemi. Fra le moltissime recensioni di questa grammatica
mi è grato citare particolarmente i seguenti autori i quali con correzio-
ni e aggiunte, nonché con discussioni approfondite ed interessanti sug-
gerimenti hanno contribuito a rendere questa nuova edizione più per-
fetta: G. Bonfante in « Symposium », voi. VI, pp. 391-99, voi. IX, pp.
154-60; G. Bottiglioni in «Convivium», 1951, pp. 443-48; J. Briìch
in «Romanische Forschungen », voi. 65, pp. 436-58; J. Corominas in
«NuevaRev. defil. hisp. »,X, 137 sgg.; R. A. Hall in « Italica », voi. 28,
pp. 216-23 e * Language», voi. 31, pp. 254-58; H. Lausberg in « Zeit-
schrift fùr romanische Philologie», voi. 67, pp. 319-32; C. Margueron
in « Archiv fiir das Studium der neueren Sprachen», voi. 188, pp. 191-
192, voi. 189, pp. 282-83, voi. 191, pp. 250-52; B. Migliorini in «Lin-
gua Nostra », X, p. 75, XII, p. 55, XV, p. 94; M. A. Pei in «Erasmus »,
voi. 9, pp. 535 sgg.; V, Pisani in «Paideia», voi. 6, pp. 57-66; H.
Schmeckin « Zeitschrift fùr romanische Philologie», voi. 70, pp. 73-85;
F. Schiìrr in ■« Romanist. Jahrbuch », voi. 4, pp. 429-34, voi. 5, pp. 358-
362. Devo porgere, finalmente, i più vivi ringraziamenti ai professori
Gianfranco Contini, Temistocle Franceschi e Ghino Ghinassi, che han-
no voluto gentilmente accompagnare la stampa di questa edizione con
preziose osservazioni e utili suggerimenti, di cui volentieri mi sono ser-
vito.

L'autore da parte sua ha continuato ad occuparsi della lingua italiana
e dei dialetti della penisola, la qual cosa ha permesso di arricchire molti
paragrafi di interessanti dettagli, come pure di fissare meglio parecchi
punti di vista e di esprimere nuove cognizioni.



xx Prefazione all'edizione italiana



Desidero inoltre ringraziare sinceramente i tre traduttori che si sono
divisi l'opera della traduzione italiana (Salvatore Persidiino, Temistocle
Franceschi e Maria Caciagli Fancelli), della premura e dell'attenzione con
cui hanno svolto il compito che dalla casa editrice Einaudi fu loro affi-
dato.

Non mi sembra inutile aggiungere una specie di profession de fot. In
questa grammatica l'autore ha tentato di concertare il metodo storico
con il metodo geografico e con la rappresentazione descrittiva, associan-
do cosi, in quanto fosse possìbile, la linguistica diacronica (cioè evolutiva
e storica) alla linguistica sincronica, cercando di dare una trattazione dei
fenomeni il più possibile chiara e sistematica. Questa grammatica vuol
essere principalmente « a naturaliste history of Italian » (Leo Spitzer),
dando « a full documentation from ali stages of the Iiterary language and
from the dialects » (Robert A. Hall).

L'autore, tuttavia, si rende conto che nello studio scientifico di una
lingua possono essere adoperati anche altri metodi utili ad allargare il
campo delle conoscenze: oltre all'analisi psicologica, e a una concezione
sociologica, si potranno prender cosi in considerazione lo standard lan-
guage, o certi aspetti della linguistica strutturale. Per ragioni compren-
sibili (data la mole immensa e assai disuguale, nel tempo e nello spazio,
dei materiali qui riuniti) dobbiamo lasciare tali possibilità dì approach
ad altri studiosi che non mancheranno nelle nuove generazioni, pronte a
continuare e a perfezionare il lavoro dei loro maestri.

Est modus in rebus: sunt certi denique fines!

G. R.

Settembre 1966.



Prefazione



È passato mezzo secolo dalla pubblicazione della Italienische Gram-
matik del Meyer-Lubke. Nel 1890, quando tale grammatica venne pre-
sentata agli studiosi di romanistica, dovette ben essere considerata un
gran lavoro. Essa infatti, prendendo in considerazione l'intera area ita-
liana, con la varietà degli sviluppi dialettali di epoca antica e moderna,
era il tentativo di scrivere una grammatica storica quale allora (con tale
vastità d'intenti) ancora non esisteva per nessun'altra lingua romanza.
Anche oggi, d'altronde, ne esiste appena un altro esempio. Con ragione
poteva perciò il Salvioni indicare quella grammatica come « un'opera
che offre agli studj dialettali dell'avvenire una base larga e solida da cui
prender le mosse » '. Tuttavia, insieme a molte cose eccellenti, la gram-
matica di Meyer-Lubke conteneva certe idee e vedute (per esempio, quel-
le sul differente sviluppo delle consonanti intervocaliche prima e dopo
l'accento) che ad un più accurato esame si sono dimostrate errate. La
grande autorità del maestro ha portato come conseguenza che anche alcu-
ni concetti, i quali oggi possono essere con sicurezza indicati come fallaci,
venissero difesi scientificamente più a lungo di quanto non sarebbe stato
possibile in altri casi. Tutto sommato, però, in seguito allo sviluppo de-
gli studi linguistici italiani, particolarmente di quelli dialettali, grazie al-
la scuola fondata dall'Ascoli, si sono conseguite dal 1890 in poi nuove
conoscenze linguistiche talmente significative, che ormai già da qualche
tempo una ricapitolazione convenientemente aggiornata del nuovo sta-
dio delle ricerche è divenuta una vera necessità.

Nel 1925, quando mi fu fatta per la prima volta da parte di Karl Vo-
retzsch la proposta di scrivere una grammatica scientifica dell'italiano
per la raccolta « Kurze Lehrbiicher der romanischen Sprachen und Lite-

1 «Kriiischet Jahresbericht ùber die Fortschritre der romanischen Philologie», annaia 10.



xxit Prefazione



raturen », da lui diretta presso l'editore Niemeyer (Halle), non mi sen-
tii ancora sufficientemente preparato per un tale compito. Inoltre sen-
tivo chiaramente che ì'Italienìscbe Sprachatlas dei romanisti svizzeri
Karl Jaberg e Jakob Jud - che allora si trovava ancora in preparazio-
ne - doveva creare una situazione scientifica completamente nuova per
la Italienische Grammatìk. Lo Sprach- uni Sachatlas ìtdiens und der
Sudscbweiz (AIS) è ora terminato. L'orientamento sui confini di deter-
minati fatti linguistici, sulle relazioni fra questo e quel fenomeno, sul-
l'azione delle forze linguistiche nelle singole zone dialettali, finora cosi
difficile, è stato sostanzialmente facilitato dalla pubblicazione dell'a-
tlante, e la nostra conoscenza di tutta quella materia infinitamente ar-
ricchita. Le nuove cognizioni offerte da quest'opera per la critica della
lingua letteraria, del toscano e della complessiva struttura dialettale
della penisola sono tanto importanti, che un'ulteriore dilazione della
grammatica, di cui c'è urgente bisogno, non è più scientificamente giu-
stificabile. Cosicché, dopo avere già precedentemente eseguito alcuni
lavori preparatori, quest'opera è stata seriamente intrapresa, a partire
dal 1940. Dopo i numerosi viaggi nell'Italia meridionale (1921-39), mi
è stato possibile negli anni 1940-42 conoscere più profondamente anche
la Toscana e l'Umbria, e farmi un quadro personale della situazione lin-
guistica colà esistente; contemporaneamente ho avuto la possibilità, in
questi anni, di prestare particolare attenzione al tipo linguistico còrso
e alle relazioni fra la Corsica e la terraferma.

Nella grammatica di Meyer-Lùbke la sintassi non è trattata, ed an-
che in saggi linguistici italiani più recenti essa viene trattata assai di ra-
do: una tale lacuna della Italienische Grammatìk poteva sinora essere
colmata fino a un certo punto col ricco materiale contenuto nel Lebr-
bucb der italienischen Sprache {Berlin 1878) del Vockeradt (s'intende
però, senza prendere in considerazione. i dialetti). Questo Lebrbuch ha
prestato all'autore pregevoli servizi, come raccolta di materiale, duran-
te la redazione della sintassi; molto utile gli è stata anche La lingua na-
zionale del Migliorini (Firenze 1941).

La presente grammatica è concepita in modo da trattare dettagliata-
mente, a fianco della lingua letteraria e del toscano, anche i dialetti del
Nord e del Sud, seguendo sotto questo aspetto la grande concezione che
già informò quella del Meyer-Lùbke. In ogni caso, nella trattazione del-
le singole questioni vengono presi in esame prima di tutto la lingua
letteraria e il toscano, e quindi (quand'è necessario) la rimanente Italia



Prefazione xxni



centrale; segue poi l'esame della situazione linguistica nell'Italia setten-
trionale e in quella meridionale. Per quanto riguarda la Corsica, quando
al tipo linguistico dell'isola non c'era da dedicare una trattazione parti-
colare, se ne è parlato o insieme col dialetto toscano o insieme con l'Ita-
lia meridionale, secondo i corrispondenti rapporti linguistici '.

Se la grammatica del Meyer-Lùbke era principalmente basata, come
fonti da lui utilizzate, sui testi antichi pubblicati fino ad allora e soprat-
tutto sui Parlari italiani in Certaldo di Papanti, oltre alle ricerche dialet-
tali che erano ancora scarse, quest'opera ancora di più si è potuta ba-
sare sulle ricerche dialettali, che al giorno d'oggi sono a nostra disposi-
zione in quantità molto maggiore. In luogo dei materiali di Papanti, non
sempre attendibili, è stata ora ampiamente utilizzata la ricca fonte del-
lo Sprachatlas (AIS), al quale l'autore potè collaborare come esplora-
tore nell'Italia meridionale; a ciò si aggiungano le vaste inchieste per-
sonali che l'autore stesso ha potuto espletare durante i suoi viaggi in
Italia.

Il compito di questa grammatica non poteva essere quello di pren-
dere in considerazione tutte le fonti esistenti (particolarmente tutte
le numerosissime monografie dialettali): un tentativo del genere non
avrebbe dato come risultato altro che una « massa informe », nella quale
nessuno studioso si sarebbe potuto orizzontare; si trattava invece di
utilizzare le fonti in modo tale che tutti i fenomeni importanti delle sin-
gole zone e dei singoli dialetti venissero a presentarsi chiari ed evidenti.
E nemmeno poteva essere scopo di quest'opera registrare senza lacune
ogni singolo fenomeno di ciascun dialetto. SÌ è voluto invece dar risalto
alle grandi linee di sviluppo, ai fenomeni caratteristici e a quanto meri-
tava una particolare attenzione o nei riguardi dello sviluppo generale o
nei riguardi delle singole zone.

L'autore dedica la presente opera agli ideatori dell'atlante linguistico
italo-svizzero e ai colleghi esploratori, e desidera che ciò sia una espres-
sione e nello stesso tempo un ringraziamento di quanto egli e la sua gram-
matica debbono all'atlante stesso e ai suoi creatori e compilatori.

A chi cura questa collezione e all'editore svizzero esprimo U mio rin-
graziamento per la cortese ospitalità che, in tempi cosi difficili, offrono

1 La Sardegna resia fuori dalla cornice di questa grammatica, come pure i dialetti del Friuli e
delle Dolomiti, appartenenti al gruppo del ladino. Del pari non si sono trattati \ dialetti provenzali
e franco-provenzali del Piemonte occidentale.



xxiv Prefazione



ad uno studioso tedesco: io saluto questo gesto come un bel segno di
una nuova collabora2ione spirituale europea.

Aquest bon libre es fenitz,
Dieus en sia totz temps grazits!

G. R.

Dicembre 1946.



Elenco delle fonti del primo volume



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Elenco delle fonti del primo volume



XXVII



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D'Ovidio

DTC

Ducibella

Duraffour
Elwert
Ewald

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FEW
FI

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Finamore, Lanciano
Folli

Freund

Gamillscheg, Rom. Germ.

Gìannini-Nieri
Glotta
Goidànich
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xxviii Elenco delle fonti del primo volume



Jaberg
Jaberg, Don.
Keller
L

Labande-Jeanroy

Lausberg

Lausberg, R. Sp.

LB

Lindsay

LN
Lorck

Lutta

Malagoli
Marcaggi

Mazza tinti

Melillo
Mengel

Merlo

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Meyer-Lùbke
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Elenco delle fonti del primo volume



XXIX



Michael
Michel
Monaci
Mussafia, Beitr.

Navone
Nerucci

Ne cucci, Saggio

Neuman n-Spall ar t

Nicchiarelli

Nkolet

Nieri
Norreri

O

Pana reo
Papantì

Pavia

Piazza

Pieri
Pieri, Vers.

Pitré

R
RDR



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XXXI



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Vignoli carlo vignoli, Il vernacolo dì Castro dei Volsci (SR 7,
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Zuccagni-Orlandini ATTILIO zuccagni-orlandini, Raccolta di dialetti ita-
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1



Elenco delle abbreviazioni del primo volume



abr.


abruzzese


ant.


antico


ar.


arabo


aret.


aretino


bar.


barese


bov.


greco di Bova


cai.


calabrese


camp.


campano


cat.


catalano


celt.


celtico


class.


classico


elb.


elbano


emil.


emiliano


frane.


francese


fior.


fiorentino


gali.


gallico


germ.


germanico


gr-


greco


guasc.


guascone


ingl.


inglese


isti.


istriano


it.


italiano


lat.


latino


lett.


letterario


lig.


ligure


logud.


logudorese (Sardegna settentrionale)


lomb.


lombardo


long.


longobardo



xxxiv Elenco delle abbreviazioni del primo volume

lue. lucano

lucch. lucchese

lunig. lunigiano (Toscana nord-occidentale)

merid. meridionale

mil. milanese

n. numero

nap. napoletano

ose. osco

pav. pavese

perug. perugino

piem. piemontese

pi. plurale

port. portoghese

p. p. participio passato

provenz. provenzale

regg. reggino

rovig. rovigotto

romagn. romagnolo

roman. romanesco

salent. salentino

salern. salernitano

sen. senese

sett. settentrionale

sic. siciliano

sing. singolare

spagn. spagnolo

tarant. tarantino

ted. tedesco

tose, toscano

triest. triestino

umbr. umbro

ven. veneziano (in senso lato)

volg. volgare



* forme non documentate (solo ricostruite)

< proveniente da

> che diventa

: rapporto



Trascrizione fonetica



In questa Grammatica si è cercato di far uso di segni fonetici particolari sol-
tanto nei casi in cui un suono non poteva essere reso con i normali mezzi ortografici
della lingua italiana letteraria. Tutte le forme linguistiche citate nella Grammatica
tono quindi da leggersi alla maniera italiana Dove ciò non è stato possibile (ov-
vero allo scopo di dare una rappresentazione fonetica più chiara), si sono adoperati
ì seguenti segni:

e, p suoni chiusi (spesso indicati anche con e, ó)

e, g suoni aperti (spesso indicati anche con è, b)

ti u del francese mur

ó (p, p) eu francese in neveu o in fteur, rispettivamente

a suono intermedio tra a aperta ed e aperta

à suono intermedio tra a ed o

à suono intermedio tra a nasalizzata ed 6 nasalizzata (suono me-
diolinguale, cioè « Mittelzungenvokal »)

2, é, t vocali nasalizzate

j, « r ed « semiconsonantiche (it. noia, guarire)

9 suono di e indistinta, debolmente articolata (come nel francese
brebis)

P fricativa bilabiale (spagn. babà)
è affricata prepalatale sorda (tose, un ceppo)
e affricata mediopalatale sorda (simile al suono iniziale di chiamo
: ='camo)

8 fricativa interdentale sonora (spagn. cada)

d, t, l, r suoni cacuminali (con la lingua in posizione retroversa ovvero
invertita)

). £ i/ palatalizzata

j* affricata prepalatale sonora (tose, un gelso)
< g affricata mediopalatale sonora (simile al suono iniziale di ghian-

p da = 'ganda)

t

•'■ ' Le forme prese dai testi antichi sono stale naturalmente conservate nella lezione manoscritta
eiempio l'antico milanese vegù 'veduto').



XXXVI



Trascrizione fonetica



Y


fricativa velare sonora (spagn. lago)


è


occlusiva velare sonora come in gamba (usata soltanto in posi-




zione precedente e oppure i, per evitare equivoci)


b


b aspirata [ted. Hase)


b-


fricativa velare sorda {ted. macheti)


f


i consonantica (sic. iardinu)


k


c in cane


i


l palatale (tose, figlio): cfr. sotto


n


n palatale (tose, vigna): cfr. sotto


n


» velare (tose, vengo)


f


r velare


P


r debolmente vibrata (in Liguria)


f


fricativa prepalatale sorda (tose, scena)


i


s sonora (tose, chiesa)


t'


t palatalizzata


w


« consonantica (w inglese)


z


ts — affricata sorda (it. zoppo)


z


t& = affricata sonora (it. zelo)


z


fricativa prepalatale sonora (simile a g di stagione nella pronun-




cia toscana; cfr. il francese journal)




j bilabiale


X


eh nel tedesco settentrionale ich, greco x'^ l °i


ì>


fricativa interdentale sorda(spagn. cena, greco moderno &Epu,óe).



La trascrizione i e « (suoni palatali) vale spesso, almeno per l'Italia peninsulate,
come suono intenso, trascritto in Italia generalmente #e «k.

Nei testi antichi dell'Italia settentrionale, f ha il valore di una moderna z, po-
tendo cosi rappresentare tanto la sorda (ant. mil. lialtanca) quanto la sonora (li
cudei). In tali testi antichi è molto ineguale il valore del segno x: esso rappresenta
ora una s, ora una s, ora una ì ovvero una i. Nel veneziano moderno il segno x,
quando è adoperato in alcune forme del verbo 'essere* (per esempio eia xe 'ella è',
/; te xe 'tu sei'), ha il valore di una s sonora. Nei testi siciliani antichi (fino al xvi
secolo) eh ha a volte il valore di eh spagnolo (macho), per esempio cbentu = ceniti,
palchi = pulci, a volte il valore di kj, per esempio cbuppu = chiuppu, chanta =
chiarita.



Accentazione: Quando sono sprovviste di accento grafico, le parole dialet-
tali citate nella nostra Grammatica debbono intendersi piane; in caso contrario, la
vocale tonica è stata segnata con un accento grafico. Di tale accento grafico distintivo
della tonica non si è fatto generalmente uso nelle parole della lingua letteraria.
Quando una parola ha due accenti, quello principale è stato indicato con ', quello
secondario con " .



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