martedì, marzo 06, 2018

Scrittori politici italiani: 2. Niccolò Machiavelli (1469-1527): i. Il Principe. - §1 Biografia.

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Testo online.
NICCOLÓ MACHIAVELLI
Il Principe e altri scritti politici.
Firenze, Barbèra, 1862.


francesi - inglesi - tedeschi - spagnoli
Internet Archive: N. Machiavelli. (1048)







.

§ 1.

Niccolò Machiavelli.


Testo: biografia.
Niccolo Machiavelli nacque in Firenze di Bernardo e di Bartolommea Nelli il 3 di maggio del 1469. Qual fosse il metodo de’ suoi studi, quale il maestro, come si reggessero i primi anni della sua vita, son cose al tutto rimase ignote; se non che sappiamo che, perduto il padre, molte cure gli porse la madre sua, donna diletta alle muse; e fu posto presso Marcello Adriani, chiarissimo letterato e cancelliere della Repubblica: ma egli giunto all’ età dei 29 anni aveva dato tali saggi del valor suo, che sopra quattro concorrenti ottenne l’ufficio di segretario del Comune col titolo di Cancelliere della seconda cancelleria de’ Signori; onde poi venne citato sotto la denominazione di Segretario Fiorentino.

Non appena fu inteso alle cose pubbliche, subito fecesi manifesta quella maravigliosa attitudine della sua mente alla ragion politica di che poi lasciò eterno documento nelle opere sue, e più confermossi in ventiquattro legazioni che a’ principi italiani e stranieri ed a repubbliche sostenne, ed in sedici commissioni che in varie parti del dominio fiorentino ebbe ad espedire per raccogliere ed assoldar milizie, e per altre bisogne, nei 15 anni che si rimase in ufficio. Allor fu che andato più volte oratore al re di Francia, all’imperadore, al papa ec., profondamente considerando la natura e le condizioni dei diversi Stati, raccolse l’argomento di quei Ritratti





NICCOLO MACHIAVELLI. V

bellissimi delle cose di Francia,
d’Alenlagna e dell’ Italia che fanno
stupire per la sicura brevità dello
stile e la dirittura dei giudizi onde
sono dettati. Allor fu che trattando
le cose della Repubblica in Nantes,
e venuto a ragionar di politica col
Cardinal d’ Amboise, a questo che
burbanzoso diceva gl’ Italiani non in-
tendersi della guerra, con sicura
fronte subitamente rispose che i
Francesi non s’ intendevano dello
Stato, perchè intendendosene non
avrebbero lasciato venire in tanta
grandezza il pontefice e la Spagna
in Italia: ed infatti venne poi tempo
che ambedue cacciarono i Francesi
da quella terra, e così non cadde in
fallo T antivedere del Machiavelli.

«

Finché gli bastò la vita, fu ama-
tore caldissimo della patria, e prima
servendola coi pubblici incarichi, poi,
quando da questi fu escluso, ammae-
strandola cogli scritti, fece quanto
stava da lui per conservarle la liber-


VI NICCOLÒ MACHIAVELLI.

tà. La patria al contrario pregiava
l’ ingegno suo, ma non fu sempre
generosa remuneratrice dei suoi me-
riti; cosicché spesso trovossi vicino
a cadere nel fondo dell’ indigenza,
ed ebbe a ricorrere alla Signoria,
perchè ne lo ritraesse. Quando ve-
deva correre a mal termine le cose
della Repubblica, questa profezia po-
litica gli scoppiava dal cuore: « La
buona fortuna de’ Francesi ci ha
fatto perdere la metà dello Stato;
la cattiva ci farà perdere la libertà. »
E fece quanto l’ amor della patria ed
il senno gli dettavano per salvarla
dalla estrema rovina: vide qual pe-
ste fossero le milizie mercenarie, e
gridò si dovessero confidar le armi
alle mani dei cittadini, chè la loro
difesa sarebbe stata sempre più vi-
gorosa e leale della mercenaria, pe-
rocché difendendo la patria difende-
vano sé stessi, le mogli, i figli, le
proprie sostanze; e perchè non ba-
sta in guerra, per vincere, il solo


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NICCOLO MACHIAVELLI. VII

amor del luogo natio e la libertà
della patria se non è fortificato dal-
1’ arte e dalla buona disciplina, dettò
i sette libri dell’ arte della guerra.

Quando i Medici con l’ aiuto di
Giulio IL erano stati rimessi in Fi-
renze, il primo segno dell’ ira loro
fu il Machiavelli che troppo lo sa-
pevano divoto alla libertà, e lo fe-
cero privar del suo u/izio di segre-
tario della cancelleria dei dieci ma-
gistrati di libertà e di pace (1512).
Ma non paghi di averlo ridotto alla
miseria, era mestieri si aggravasse
maggiormente il peso dei mali con-
tro colui che per altezza d’ ingegno
li faceva tremare nell’ usurpato do-
minio: ed eccolo, per sospetto di
complicità nella congiura del Bo-
scoli e del Capponi contro il cardi- .
naie de’ Medici, trascinato a guisa
di malfattore nelle pubbliche carce- *
ri ; ed ecco farsi orrendo strazio del
corpo suo mettendolo alla tortura.
Ma un intrepido silenzio, un’ eroica


Vili NICCOLO MACHIAVELLI.

costanza furono le risposte del te-
muto filosofo al rigorosum examen.
Il supplizio estremo aspettavalo, se
meno astuti stati fossero i suoi ne-
mici; ma era d’ uopo farsi genexosi
a colui che i tormenti non avevan
potuto avvilire. Il cardinale, salito
al pontificato sotto il nome di Leo-
ne X, in mezzo alle pubbliche alle-
grezze lo faceva uscire di carcere,
ma lo mandava in esilio : « esilio, dice
il Baldelli, eh’ ei sopportò come Ari-
stide, portandovi com’ esso, dopo
lunghi servigi, un cuore senza rim-
proveri ed una nobile povertà. » Rien-
trato poi nella patria, confortavasi
della sventura scrivendo le opere che
lo han fatto immortale ; e delizian-
dosi nell’ amicizia d’ uomini egregi,
raccoglievasi ne’ famosi Orti Orieel-
lari con una eletta brigata di gio-
vani insofferenti della nuova servi-
tù, i quali apprendevano dalla sua
bocca le dottrine altissime dello Sta-
to- In quegli Orti si ordì una nuova


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NICCOLÒ MACHIAVELLI. IX

congiura che fu scoperta dal Cardi-
nal Giulio de’ Medici che governava
Firenze per Leon X: alcuni scampa-
rono con la fuga, altri perderono la
vita; contro il Machiavelli si adden-
sarono sospetti, ma non è noto se
patisse alcuna persecuzione. Co’ suoi
scritti frattanto saliva a maggior no-
minanza: e cosi a poco a poco gli
stessi Medici, suoi antichi persecu-
tori, cominciarono a pensare come
farselo amico e giovarsi dell 1 inge-
gno suo; quindi il Cardinal Giulio
gli affidò una legazione al Capitolo
dei Frati Minori di Carpi. Io non sa-
prei veramente se fu più presto per
vilipendio che per onore il mandare
un uomo che aveva trattato con tanti
monarchi e repubbliche, ambascia-
dorè ad un Capitolo di Frati; ma il
Machiavelli anche in ciò seppe tro-
var cagione a’ suoi studi politici,
giovandosi di molte cose che andava
leggendo nelle costituzioni di quella
republica degli zoccoli , com’ egli


X NICCOLO MACHIAVELLI.

stesso la chiama rispondendo alle
scherzose lettere che su quella sua
ambasceria erangli scritte da Fran-
cesco Guicciardini, in una delle quali

10 paragona a Lisandro, che dopo
tanti trionfi ebbe la cura di distri-
buir la carne a quegli stessi soldati
che aveva sì spesso condotti alla
vittoria.

Passata poco appresso la tiara sul
capo del Cardinal Giulio che assunse

11 nome di Clemente VII, quella sem-
bianza di repubblica che ancor si
rimaneva in Firenze, vedendo il
nostro messer Niccolò entrato in gra-
zia del pontefice, lo richiamò ai pub-
blici incarichi, e lo mandò all’ eser-
cito della lega contro il Borbone ge-
nerale di Carlo V, per indurlo a
muovere alla difesa della Toscana
minacciata da quel generale. Tor-
nato in patria dopo il sacco di Roma,
trovossi oppresso dall’ odio del po-
polo, il quale davasi a credere eh’ egli,
mutato animo pei pochi favori avuti


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NICCOLO, MACHIAVELLI. XI

dai Medici, li avesse col suo trattato
del Principe ammaestrati ad esser
tiranni. Questa era certo una ingra-
titudine per parte dei suoi concitta-
dini; ma il Machiavelli, sì profondo
conoscitore degli uomini e delle cose,
doveva sapere che chi tanto aveva
fatto o scritto per la libertà della
patria non poteva senza biasimo
grandissimo accettar benefizi da co-
loro che lui e. lei avevano barbara-
mente trattati. 11 bisogno, come si
fa chiaro dalle sue lettere, lo strinse
ad accettare le modiche beneficenze
medicee, ma meglio sarebbe stato
per lui l’andare di porta in porta
mendicando la vita. In tale lacrime-
vole condizione lo colse la morte il
di 22 di giugno del 1527 per fieris-
simi dolori di ventre derivati da una
medicina che spesso usava di pren-
dere. Non ebbe il compianto dei cit-
tadini, lasciò in povertà estrema i
cinque suoi figli, sol fu ammirato e
desiderato da pochi che intimamente


XII NICCOLO MACHIA YKLLI.

conoscevano l’ animo suo non mu-
tato punto da quel di prima e non

si riducevano a delirar con la plebe.

«

Fu ameno e scherzevole nel conver-
sare, arguto nelle risposte, saldo
nelle amicizie ; se si dee credere al *
Varchi e ad alcune sue lettere (quan-
do non sieno una scherzevole esa-
gerazione), alquanto prosciolto nei
costumi; se, come dicono, nella sua
novella di Belfagor volle dipingere
Manetta Corsini sua moglie, ebbe
poco a lodarsi del matrimonio.

Chi vuol giudicare del Machiavelli,
si fermi bene in mente queste due
massime: ch’ei fu passionato ama-
tore della repubblica, e che consi-
derò sempre e poi sempre gli uomi-
ni quali sono, non quali dovrebbero
essere.

Ma parliamo del Principe. Buon
per lui se non avesse posto il pen-
siero a quello scritto; perchè seb-
bene certo sia eh’ ei non creasse
una nuova politica, perchè, come


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NICCOLO MACHIAVELLI. XIII

trovo notato nel Malfei,* già prima
del Machiavelli esisteva il machia-
vellismo, pure egli fu il capro espia-
tore che tutto ne portò il vituperio.
Qual fosse il fine, qual la cagione
che lo inducesse a trattar quell’ ar-
gomento non sarebbe agevole defi-
nire : molte e svariate sono state e
saranno le opinioni degli uomini su
tal subietto; ma incomincieremo dal
ricordare che egli stesso dice in quel
trattato medesimo come è suo pen-
siero di scrivere cosa utile a chi l’in-
tende: questo tratto unito a molti
altri argomenti, dà gran peso alla
opinione di quei non pochi che dis-
sero lui con quel trattato aver vo-
luto tendere un laccio sottilissimo
ai Medici, cosicché se essi nei primi
istanti del loro dominio avessero co-
minciato a mettere in pratica i mal-
vagi precetti eh’ ei dava loro, sareb-
bero venuti in tanto odio pubblico


# Storia deìla lett. ital .


XIV NICCOLÒ MACHIAVELLI.

che era da sperare fossero cacciati
dalla ancora non ben ferma signo-
ria; e d’altra parte ammonisce col
fatto i suoi concittadini di non darsi
a credere di dover esser felici sotto
il nuovo dominio mediceo.

Queste cose che lo studio di bre-
vità ci costringe a toccare appena
di scorcio, sono diffusamente dichia-

rate e nella prefazione alla edizion

«

fiorentina di tutte le Opera del Ma-
chiavelli fatta nel 1782, e nell’jE7o-
gio che scrisse di lui Gio. Battista
Baldelli (1794), e negli Elogi degli
Illustri Toscani all’ articolo Machia-
velli, e nella prefazione dell’ altra
edizione fiorentina delle Opere sue ,
con la data d’ Italia, 1813. Altri poi,
e con essi il Ginguené, son d’ avviso
che il vero fine del Machiavelli fosse
quello che nella sua famosa lettera
scritta a Francesco Vettori nel 10 di-
cembre 1513 egli stesso manifesta,
cioè di gratificarsi i Medici, poiché
egli si andava consumando nella mi-


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NICCOLÒ MACHIAVELLI. XV

seria e non poteva ancora per lungo
tempo rimanersi in quello stato ; ma
vaglia il vero, in questa lettera tutta
tradotta dal Ginguené nella sua Sto-
ria letteraria d’ Italia, dice messer
Niccolò di avere scritta quest’ ope-
ra, ma non ne disvolge il line, e
soltanto segue dicendo che vuol de-
dicarla a Giuliano de’ Medici, perchè
ella dovrebbe piacere ad un principe
e soprattutto ad un principe nuovo;
quindi se anche avesse avuto un più
riposto intendimento, ei certo non
era tale da avventurarlo allo scritto.

*

A noi non dispiace accostarci all’opi-
nione del Corniani, al quale sembrò
che il Segretario Fiorentino « tra-
sportar si lasciasse (sono le sue pa-
role) da un desiderio intemperante
di scientifica gloria. Egli aveva acu-
tamente scrutinato 1’ uomo in parti-
colare e gli uomini in massa. Egli
non aveva lasciato trapassar nella
storia alcun avvenimento che non
avesse accuratamente scandagliato


XVI NICCOLÒ MACHIAVELLI.

sulle bilance della riflessione. Quindi
egli aveva acquistato una cognizione
profonda di tutti i mezzi e giusti e
nobili e vili e perversi per cui si
erano stabiliti, mantenuti e ingran-
diti i principati e le repubbliche, e
dall’ altra parte i danni e i corrodi-
menti anche inosservati ed obliqui
che li avevano condotti a perdizione
e rovina. Voleva dunque dimostrare
quanto vasta fosse la sfera delle sue
politiche idee, e come a lui non erano
sfuggite nemmeno le vie tortuose ed
inique per cui alcuni dalla condizione
privata erano saliti al dominio senza
esservi chiamati dall’ unanime voto
dei popoli, e divenuti per sè soli
grandi e potenti.* *» Nè qui lascerò
di riferire quanto l’ illustre Gio. Bat-
tista Niccolini scrisse in una nota a
piè di alcuni Cenni sulla vita del
Machiavelli: «Meritano esser lette
le profonde Considerazioni sul libro


• Voi. II, pag. 234, ed. Pomba.

*
Top.


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NICCOLÒ MACHIAVELLI. XVII

del Principe, che scrisse il celebre
professore Andrea Zambelli : il quale
desumendo la ragione o lo scopo di
quest’ opera dall’ indole del Machia-
velli e da quella de’ suoi tempi, pose
fine alle antiche e moderne dispute
insorte tra coloro che del Segretario
Fiorentino trascorrono o nel biasimo
o nella lode. »
Top.

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