lunedì, dicembre 18, 2017

Annali del Vicino Oriente: 1921. - 3. Siria

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Sommario: 1. La situazione al 1° giugno 1921. – 2. La questione dell’unità. – 3. Manifesto del partito dell’unità siriana. – 4. Dichiarazione della Commissione del Libano contro l’unità. – 5. Dichiarazione del Gen. Gouraud sul Libano. – 6. La Commissione Amministrativa degli Alawiti. – 7. La questione delle imposte nel Libano. –  || y. Periodici e fonti. – z. Rinvii.

1. La situazione al 1° giugno 1921. – La situazione della Siria, che pareva migliorata dopo gli accordi franco-kemalisti, si è nuovamente aggravata. Beduini e Turchi molestano le forze francesi in più punti e specialmente verso Aleppo. L’idea di un’organizzazione federale della sembra che sia per esser decisa dalla Francia, a quanto ha recentemente dichiarato il generale Gouraud.

2. La questione dell’unità. – La Ḥaqīqah di Beirut pubblica una serie di articoli di articoli del musulmano Abu Zuhayr al-Fawaidi, che polemizza con un giornalista cristiano del Lisan al-Hal in difesa dell’unità siriana. Ne togliamo, completandolo da altre fonti, alcune notizie. È noto che dopo la caduta di Faisal i Francesi hanno costituito in Siria cinque governi distinti ed autonomi: 1) Il Grande Libano (proclamato il 1° settembre 1920), formato dall’aggiunta al libano propriamente detto (costituito nel 1864) dei 4 cazà di Baalbek, Bekaa, Rasheyya e Hasbeyya tolti al Vilayet di Damasco, e della città di Beirut. Esso è retto da un governatore francese e da un Consiglio amministrativo indigeno provvisorio. 2) Il Governo di Damasco con un’amministrazione indigena coadiuvata da consiglieri francesi. 3) Il governo di Aleppo, che comprende Alessandretta a Antiochia; retto da un governatore indigeno nominato dall’Alto Commissario francese, sotto il controllo di un delegato di quest’ultimo. 4) Finalmente il territorio degl’Alawiti (proclamato il 2 settembre 1920) (1), retto da un amministratore francese (centro principale Ladhiqiyyah) con una Commissione amministrativa indigena di carattere consultivo; 5) e il Municipio autonomo di Tripoli. Contro questo smembramento si è sviluppato, specialmente fra i Musulmani, un movimento per l’unità. I Siriani patriottici – dice l’articolista dell’Ḥaqīqah – comprendono che gli abitanti della costa non possono vivere senza rapporti commerciali diretti con l’interno; per questo desiderano l’unità, e non, come dicono i loro avversari, per imporre a tutta la Siria un governo assoluto che favorisca il loro fanatismo religioso (musulmano). I Cristiani del Libano d’altra parte rifiutano l’unità per rimanere in maggioranza nel proprio territorio. L’hanno già dimostrato respingendo un progetto di unificazione del Libano col territorio degli Alawiti. La creazione del grande Libano fu voluto dalla Francia per rafforzare i Maroniti, che rappresentano in Siria il suo più valido appoggio; essa però ha avuto come conseguenza la formazione, nel nuovo Stato, di una maggioranza musulmana (gli abitanti di Beirut e dei 4 cazà tolti al vilayet di Damasco). Essi sono paragonabili per cultura e importanza commerciale ai Cristiani, li superano come numero anche tenendo conto degli emigrati all’estero, numerosissimi, ed hanno dato prova di patriottismo e di resistenza ad influssi stranieri fin dai tempi del regime turco. Quanto ai Cristiani non cattolici, che rappresentano nel Grande Libano una minoranza, sono anch’essi contrari all’unità pe rla loro politica di opposizione ai cattolici. Viene poi la classe dei commercianti, appartenenti a religioni diverse. Essi considerano unicamente i propri interessi e non fanno differenza fra libertà e servaggio; quelli della costa desiderano l’unità perché favorirebbe i loro scambi con l’interno; quelli del Libano invece rspingono tale penetrazione economica e con essa l’unità. I Libanesi emigrati all£estero, sono tutti in favore dell’unità. Nel terzo dei suoi articoli al-Fawāidī si dilunga sulla questione se siano più colti e civili e Cristiani libanesi o i Musulmani del resto della Siria. Egli afferma che la cultura libanese è di importazione francese, brillante ma poco solida, e accompagnata da abitudini e costumi europei che non rappresentano un progresso di fronte ai Musulmani, tutt’altro. Salvo che per la conoscenza del francese, i Musulmani superano i Libanesi in tutti i rami dello scibile; secondo l’articolista la proporzione fra il Libano e il resto della Siria nei giovani che hanno fatto studi superiori sarebbe del tre contro cento. del resto ciò risulterebbe anche dal numero dei Musulmani che erano nella carriera amministrativa sotto il regime turco, e dal fatto che anche la Francia dà ora loro la preferenza negli impieghi governativi. Il Libano dunque non può invocare la propria superiorità come un argomento per rimanere isolato; le vere ragioni sono due: timori di persecuzioni politiche e religiose da aprte della maggioranza musulmana che avrebbe in mano il governo del paese. E questo timore è ingiustificato perché i Musulmani di Siria sono incapaci di fanatismo. secondo e più grave motivo: il desiderio di conservare la supremazia dei Maroniti sulla minoranza del Libano. Per ottenere questo scopo i Maroniti finiranno per domandare che il loro territorio torni qual era prima della proclamazione del Grande Libano; in questo caso soltanto essi vi rappresenterebbero una maggioranza capace di imporsi. In una quarto articolo al-Fawāidī espone i torti fatti ai Musulmani incrporati al Grande Libano. Durante la guerra e fino all’occupazione francese erano scomparse le discordie di religione e di partito. Dopo, i Maroniti, forti dell’appoggio francese, pensarono subito ai propri interessi. Nel vilayet di Beirut erano musulmani il 60 per cento degli impiegati; proporzione corrispondente alla maggioranza musulmana di quel territorio.  I Maroniti ottennero che ne fosse licenziata la massima parte, e ciò prima della proclamazione del Grande Libano, e accaparrarono gli impieghi, con gravi conseguenze per l’andamento dei servizi. Non che non fosse opportuno ridurre il numero degl’impiegati musulmani per ristabilire anche nelle pubbliche amministrazioni la nuova proporzione numerica fra le varie fedi risultata dalla costituzione del Grande Libano. Ma ciò purtroppo non avvenne: oggi gl’impiegati musulmani sono il 15 per cento, quota troppo inferiore al giusto. I Maroniti insomma sono riusciti ad opprimere i Musulmani con l’appoggio della Francia, fomentando malintesi fra l’una e gli altri. Ora però si nota da parte della Francia una resipiscenza: essa comincia a comprendere l’importanza dei Musulmani nel paese, e sembra prossima ad affiatarsi completamente con loro. Nell’ultimo articolo i desiderata dei Musulmani di Siria sono così riassunti:
1. Uno stato siriano unico, composto di vilayet aventi autonomia amministrativa. I funzionari di ogni vilayet dovrebbero esser scelti fra i suoi abitanti e in base al merito, facendo astrazione della fede religiosa, o per lo meno tenendo conto della proporzione numerica delle varie religioni, perché le considerazioni locali abbiano la precedenza su quelle religiose.
2. Un parlamento basato sulla proprozione numerica delle varie comunità religiose, a condizione che  che nelle elezioni ogni comunità venga aggregata alle altre comunità affini degli altri vilayet di Siria, affinche non siano lesi i diritti della minoranza.
3. Che alla maggioranza del piccolo Libano, se continua a far parte da se stessa, venga concessa la costituzione di comunità che desidera.
Gli abitanti del vilayet di Beirut desiderano di esser costituiti in vilayet estraneo al Piccolo Libano e che la Siria unificata si impegni ad assistere quest’ultimo fornendogli i mezzi sufficienti a sostenere la sua esistenza. (al Ḥaqīqah, bisettimanale arabo di Beirut, 16-26 marzo 1921. V.d.B.).

(1) È il nuovo nome ufficiale per designare la setta dei nosairi, professante un’antica religione pagana, con forti infiltrazioni cristiane e musulmane (sovra tutto degli eretici Ismailiti), Cfr, più avanti, p. 26-27.

3. Manifesto del partito dell’unità. –  La Commissione centrale del Partito dell’unità siriana che risiede al Cairo ha inviato ai giornali di Siria e di Palestina un manifesto rivolto a tutti i partiti e le associazioni della Siria e dei Siriani residenti all’estero, per convocarli a un congresso generale Siriano da tenersi il 10 giugno a Ginevra, con lo scopo di perorare presso il Consiglio della Lega delle Nazioni la causa dell'unità e dell’indipendenza Siriana, prima che venga presa dalle potenze una decisione sull’avvenire della Siria. Il manifesto è firmato dal Presidente del Partito Unitario, Michel (Mishel) Bey Lutfallah [cristiano] e dal Vice Presidente Muhammed Rashid Rida [musulmano] (Al-Karmel, bisettimanale arabo di Caiffa, 30-4-1921).  ℰ Torna al Sommario.

4. Dichiarazione della Commissione del Libano contro l’unità. – L’Alto Commissario della Repubblica Francese in Siria nel Libano ha comunicato al Governo del Grande Libano in data 14 Gennaio la sua intenzione di fondare un dipartimento unico per il bilancio generale di tutti i Governi della Siria e del Libano per le seguenti materie: 1, Dogane. 2, Poste e telegrafi. 3, Quarantene. 4, Opere pubbliche e cioè: costruzione di strade in tutto il paese, spese di ogni genere per i porti di Beirut, Tripoli e Alessandretta. 5, Amministrazione generale della P.I. tanto per l’insegnamento superiore che per quello secondario e per alcune spese relative agli impiegati delle scuole normali. 6, Amministrazione della Giustizia, soltanto per quanto riguarda le spese di ogni genere per l3Alta Corte di Beirut.





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Periodici e fonti
Al-Karmel.
Ḥaqīqah.


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