martedì, maggio 22, 2007

Ariel Toaf, Pasque di Sangue. Una lettura esplorativa.

Mai mi sarei interessato del libro di Ariel Toaf se non fosse stato messo all’Indice e ritirato dal commercio. Me ne sono procurato una copia ed ho iniziato a leggerlo con il solo intento di poterne capire le ragioni all’origine di una così forte opposizione al punto da costringere il suo autore a ritirare il libro dalla commercio e dalla circolazione libraria. Ho sentito che addirittura una copia alla macchia viene a costare 300 euro. Ho assistito in particolare ad una trasmissione televisiva dove si fronteggiavano da una parte uno storico vero, Luzzatto, e la mia cara Fiammetta Nirenstein. Luzzatto ha preso le difese del libro ed ha avvertito la sua interlocutrice Nirenstein che si correva il rischio di produrre così facendo una nuova ondata di antisemitismo.



ARIEL TOAFF

Pasque di sangue
Ebrei d’Europa e omicidi rituali

Società editrice il Mulino
Bologna, 2007 (pp.1-242)


Sommario:

1.
Caratteri generali della storiografia ebraica

La prima osservazione che attira la mia attenzione è il carattere che Toaff dice esser tipico della storia ebraica.
«La quasi totalità degli studi sugli ebrei e l’accusa di sangue si sono concentrati in modo pressoché esclusivo sulle persecuzioni e sui persecutori, sulla loro ideologia e sulle loro presumibili motivazioni, sul loro odio verso gli ebrei, sul loro cinismo politcio e religioso, sul loro astio xenofobo e razzista, sul loro disprezzo per le minoranze. Nessuna o quasi nessuna attenzione è stata prestata agli atteggiamenti degli ebrei perseguitati e ai loro comportamenti ideologici, anche quando essi si confessavano colpevoli delle accuse specifiche di cui erano fatto oggetto. E ancor meno, ovviamente, sono sembrate degne di interesse e di indagine seria le motivazioni di quei comportamenti e di quegli atteggiamenti, che si liquidavano apoditticamente come inesistenti, inventati di sana pianta da menti malate di antisemiti e cristiani esaltati, ottusamente apologeti» (p. 5).
Ed ancora oltre Toaff induce a riflettere al fatto che questo carattere generale della storiografia ebraica è presente non solo in relazione alle “pasque di sangue”, ma su tutto il complesso della storia ebraica:
«Anche in questo caso dobbiamo lamentare un ulteriore esempio dell’appiattimento stereotipico della storia degli ebrei, sempre più considerata come storia dell’antisemitismo, religioso o politico» (p. 5).
Ancora oggi la storiografia ebraica è la storia dei loro persecutori, dei loro carnefici, i quali nella presente congiuntura devono necessariamente essere connotati negativamente. Del nazismo non può pparlarsi che male e sempre e soltanto in relazione alla loro persecuzione antisemita. Capisco che una siffatta impostazione possa dar fastidio a quanti oggi sono interessati principalmente a produrre un costante senso di colpa delle popolazioni europee, che non avrebbero saputo impedire i campi di sterminio, anche se nei campi di sterminio non finirono i soli ebrei.

Storici revisionisti: 4. Carlo Mattogno

Ormai la vicenda Faurisson mi rende sempre più determinato nello studio di tutti i famigerati scrittori che si son guadagnati fama di "negazionisti” o “revisionisti”. Tra questi assai bene mi hanno parlato di Carlo Mattogno per la robustezza e serietà dei suoi studi. Di fronte a tanta ostilità da parte della cultura ufficiale, per resistervi, occorre o esser pazzi oppure molto bravi. Quale che sia il caso, io ritengo che vi debba essere piena libertà e che nessuno debba essere criminalizzato per le tesi che ritiene di voler e poter sostenere.

Links:
1. Articoli di Carlo Mattogno che possono leggersi online:
- 1986: Lo scandaloso “scandalo Roques”;
- 1987: Informazione o disinformazione? Ai lettori di Shalom;
- 1987: L’abdicazione alla riflessione;
- 2005: Come gli storici delegano alla giustizia il compito di far tacere i revisionisti;
Archivio Mattogno

venerdì, maggio 18, 2007

Negazionisti e/o revisionisti: 3. David Irving

Alcuni decenni or sono lessi in un quotidiano l’annuncio di una conferenza dello storico David Irving da tenersi all’Hotel Parco dei Principi in Roma. Pensavo di andarci, ma poi lessi che la conferenza non si sarebbe più tenuta. Infatti, il conferenziere fu bloccato all’aeroporto di Fiumicino e fu rispedito indietro come un pacco postale. Fui molto impressionato per questo evento. Con il passare degli anni pensavo di ricordare male. Nel frattempo lessi di Irving un suo grosso volume su Göring. Cercavo notizie su eventuali rapporti fra Carl Schmitt ed Hermann Göring. Nel libro edito non trovai nulla al riguardo, ma nella prefazione Irving scriveva di non aver utilizzato tutto il materiale che aveva a disposizione. Mi misi perciò in contatto via internet con lui, che mi rispose quasi subito. Mi disse che il materiale che io cercavo era stato da lui consegnato a non ricordo chi, ma mi confermò anche l’episodio dell’aeroporto. Apprendo che oggi in Polonia Irving riceve un trattamento analogo a quello che nello stesso giorno Faurisson riceve in Italia.

Negazionisti e/o revisionisti: 2. Ernst Zündel

Ernst Christof Friedrich Zündel (talvolta citato come Zundel o Zuendel) nacque il 24 aprile 1939 a Bad Wildbad. È stato più volte in carcere per le sue pubblicazioni negazioniste. Nel 1977 ha fondato una piccola casa editrice (Samisdat Publishers) che ha dato alle stampe libri come The Hitler We Loved and Why ("L'Hitler che abbiamo amato e perché") e Did Six Million Really Die? ("Ci sono stati davvero sei milioni di morti?") dell'autore inglese Richard Harwood alias Richrd Verral, documenti che sono fra i più citati testi negazionisti. Attualmente si trova in carcere a Mannheim perché secondo la legge tedesca le opinioni espresse nei suoi libri sono meritevoli di punizione. Da Wikipedia.

Sez. II
Ernst Christof Friedrich Zündel
Sommario:

mercoledì, maggio 02, 2007

La caduta dell’Impero romano

Mi ha sempre affascinato il tema della caduta dell’Impero Romano, per il quale nutrivo la massima ammirazione. Il mondo antico unito sotto un solo Impero di pace e di sicurezza. Le ragioni del suo crollo hanno sempre suggestionato la mia mente. Approfitto adesso di un libro recente che affronta di nuovo l’argomento per studiare io stesso l’argomento con schemi, appunti, tavole cronologiche e quanto altro disponibile in Rete. Il libro cui faccio riferimento è di Peter Heather, con titolo italiano: La caduta dell’Impero Romano. Una nuova storia. Tradotto dall’inglese l’edizione originale è del 2005 e la sua traduzione presso Garzanti del 2006. Dunque dovrebbe essere un libro aggiornato sulle più recenti ricerche. Un primo dato di riflessione:
nel 357 l’Impero era ancora intatto: i 12.000 soldati romani dell’Imperatore Giuliano detto l’Apostata, perché aveva restaurato il culto degli antichi dèi, sconfiggevano un esercito di 30.000 alamanni nella battaglia di Strasburgo. Ma soltanto una generazione più tardi l’ordine romano veniva scosso dalle fondamenta e le armate dell’impero, come scrisse un contemporaneo, “svanirono come ombre”. Nel 376 sulle rive del Danubio, frontiera dell’Impero, arrivò un grosso gruppo di profughi in cerca d’asilo. Caso assolutamente eccezionale nella politica estera di Roma, a quei profughi fu permesso di entrare senza che fossero stati sconfitti.
Cosa successe fra il 357 e il 376? Cercheremo di scoprirlo.